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Fulmine! Uno … due…tre … quattro… tuono! Il temporale è a 1200 metri di distanza. Il prossimo fulmine potrebbe colpire nelle immediate vicinanze. Che i fulmini non scelgono un ciclista – una favola. Ha solo 4°. E poi sono bagnata sulla pelle.Aumento la velocitá. Devo raggiungere l’edificio prima del prossimo fulmine. Davanti ci sono due biciclette a pieno carico. Attraverso la finestra posso vedere due figure che mi invitano di entrare. Parcheggio velocemente la bici. La stanza, edificio turistico è accogliente e calda. Io mi unisco a Brian e Pieter, che hanno lo stesso obiettivo. Raggiungere la cima. Come potrei mettermi di nuovo in una situazione del genere? Normalmente non ci si trova con questo tempo sulla strada per l’Ordino Arcalis nei Pirenei di Andorra. Noi – dove rimane Hermann? Dobbiamo ancora andare fino in cima. L’Arcalis è il terzo checkpoint della Three Peaks Bike Race. Organizzata da Michael W. (=Adventure Bike Racing).

La gara ciclistica di lunga distanza conduce da Vienna a Barcellona. Quest’anno circa 100 pazzi hanno accettato questa sfida per percorrere i ca. 2100 chilometri nel più breve tempo possibile. Il percorso migliore può essere scelto dai partecipanti stessi. La prima condizione è di pedalare sui tre punti di controllo:

Peak 1: Passo dello Stelvio al confine Alto Adige / Lombardia
Peak 2: Colle delle Finestre in Val di Susa vicino a Torino
Peak 3: Ordino Arcalis in Andorra

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Ed eccomi qui. Viene anche Hermann. Per fortuna. Lui pedala con tutta la tranquillitá. Non sembra aver paura del temporale. Ce ne andiamo di nuovo, perché è da un po‘ di tempo che è silenzio. Solo la pioggia sta ancora scivolando sull’asfalto. Di fronte a noi si trovano circa 200 metri di dislivello e 12 tornanti. Il tuono rimbomba in lontananza. Il temporale si muove avanti e indietro. In qualsiasi momento può avvicinarsi di nuovo. Io accelero. Niente più rifugi in vista. Che il panico puo‘ provocare … . Lascio gli uomini alle mie spalle. I miei pensieri sono qui ed ora. Quello che viene dopo è sbiadito. E finalmente in cima! Salvata! Foto e vado direttamente nel ristorante per riscaldarmi.

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Vorrei spostare la seguente partenza dai miei pensieri il più lontano possibile. Piove ancora fortemente con una temperatura meno di quattro gradi. Siamo completamente bagnati. Altri si trovano in situationi peggiori. Brian per esempio ha bucato. Povero lui che deve fare tutti i lavori in piena pioggia  Con le sue mani con le mani fredde e insensibili. A queste temperature ci si raffredda immediatamente quando non ci si muove. Come faccio a sopravvivere alla discesa di 20 km? Ho un’idea gloriosa: tagliare la coperta di salvataggio e avvolgere strisce di alluminio intorno alle parti del mio corpo. E vestirmi di tutto quello che posso trovare nella mia borsa. Ciononostante, i miei denti tremano, trema tutto il mio corpo ed é difficile tenere ferma la bicicletta – il tremito viene trasmesso al manubrio.

Devo ridere lo stesso. Un viaggio di contrasti: Com’era il giorno prima? Il percorso Avignon-Nîmes-Montpellier nel caldo del mezzogiorno. Circa 40° di calore ardente. Desidero vivamente ancora e ancora che troviamo un pozzo. Immergo. Per alcuni chilometri è più sopportabile pedalare attraverso le ampie pianure. Fino a quando i vestiti sono asciutti di nuovo ….

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Distrazione dal potere del pensiero, devo ridere di nuovo, anche se la situazione era molto grave:
Per sfuggire al caldo estremo, abbiamo avuto l’idea di cambiare sulla variante „mare“. Quindi seguiamo il percorso caricato, pianeggiato da Komoot. Dopo circa 15 km un cartello di divieto per ciclisti. Non puo‘ essere …! Cosa c’è adesso? Tornare indietro per tutta la strada? No! Komoot ha proposto la linea. La strada sembra essere relativamente nuova. Fare finta di non aver visto il cartello?….. e oltre? Continuiamo con coscienza nera. Qualche chilometro più avanti la nostra strada si sfocia in un’altra. Le auto passano con grandissima velocitá. Aspettiamo un buon momento e attraversiamo la strada. Non abbiamo idea di dove siamo arrivati qui. Improvvisamente ci diventa chiaro: un’autostrada. Indietro? Non è più un’opzione per attraversare di nuovo … troppo pericoloso. Spingiamo le biciclette lungo il ciglio della strada. Quando arriverà la polizia? Informato da autisti preoccupati? „Ciclisti avvistati sulla strada…..“ Come si può uscire da questa situazione talmente bizzarra? Meno male non lontano una strada sterrata sfocia alla superstrada. Salvati! La pista ciclabile ci conduce alla nostra pista ciclabile. La fortuna era probabilmente più grande della ragione …

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E così iniziò questo viaggio di contrasti. Con alcune decisioni sbagliate ….

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Vienna, 19/07/19, la mia bici è a pieno carico. Tanta roba….. Non puoi ancora ottimizzare qualcosa in riferimento al peso? Consulto le previsioni meteo per l’ennesima volta e confronto le previsioni dei diversi siti web. Il tempo promette di rimanere buono. E‘ per questo che butto fuori dalla valigia pantaloni impermeabili, protezione antipioggia casco, maglione caldo a maniche lunghe, … Anche un secondo set di manicotti va tolto, anche il piumino leggero. Ora la borsa è più facile da chiudere. Sono orgogliosa della mia decisione. Hermann aveva giá scherzato che io – tipicamente una donna – portassi con me troppe cose.

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Dopo i preparativi al Café Velobis partenza presso il castello Schönbrunn monumento conosciuto di Vienna. Sono le quattro di pomeriggio. Vogliamo pedalare per tutta la prima notte. Si passa per il Wienerwald, delle colline nelle vicinanze della grande cittá, passando per Sankt Pölten, Amstetten, Ybbs. Avevamo deciso di seguire le piste ciclabili, se possibile. Alcuni percorsi spiacevoli di brutto sterrato rallentano la nostra velocità media giá dall’inizio.
Ma meglio del traffico. Prima di Linz attraversiamo l’entroterra invece della pista ciclabile lungo il fiume Danubio. I chilometri potevano essere salvati in questo modo, ma non ci aspettavamo che andasse su e giù all’infinito. La pianificazione dettagliata probabilmente non era stata così accurata. A Enns ci concediamo una cena nel ristorante. Poi ancora di più nell’oscurità. Di tanto in tanto incontriamo un sacco di ciclisti. Dove vogliono andare? Non c’è bisogno di chiedere a quest’ora del giorno. Ogni tanto sul ciglio della strada figure avvolte nei bivy bag. Oh, se ne avrei anche io uno…..

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In lontananza costantemente si vedono dei lampi. Sta arrivando un temporale? E ad un certo punto sento il primo tuono. Ancora una volta siamo su una pista ciclabile, che sarebbe più adatta alla MTB. Pozzanghere ovunque, foglie e ramoscelli strappati. E poi, all’improvviso, non ci sono progressi. Un albero enorme ostacola la ciclabile. Colpito dalla tempesta? In qualche modo riusciamo con le nostre biciclette ad arrampicarci attraverso i fitti rami.

Lentamente diventa  giorno. Il tempo non sembra così male. Ma ci muoviamo verso uno strato di nuvole dense. Chilometri prima di Salisburgo – prime gocce di pioggia. Ora è probabilmente il momento di indossare la nostra attrezzatura per la pioggia. Pioggia? Ma le previsioni meteo non l’avevano previsto. E che tipo di impermeabile? A parte la giacca a vento non avevo niente. Mio marito, invece, sta bene: pantaloni impermeabili, protezione per il casco, guanti lunghi….. Continuo a tremare, completamente bagnata in poco tempo. Cinque ore sotto la pioggia. Incontriamo Sonia dalla Spagna, anche lei scarsamente fornita come me. Il seguente percorso è terribile anche dal punto di vista del traffico. La strada principale di Lofer. Poiché alcune parti della strada sono chiuse, tutto il traffico da Bad Reichenhall passa sul Thumsee. Solo da Sankt Johann di nuovo è più tranquillo – sulla pista ciclabile. In serata raggiungiamo Innsbruck attraverso la pista ciclabile della Inntal. In realtà ci aspettavamo di raggiungere Landeck entro la sera. Il viaggio con la piogg

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ia aveva rimandato la nostra pianificazione dettagliata proprio il primo giorno. Fino alla fine del tour seguiremo sempre la pianificazione originale per qualche ora. A Pettnau saremo alloggiati in un hotel molto semplice, ma il più costoso dell’intero viaggio. Purtroppo non esiste uno shampoo per la doccia. Non me lo aspettavo, perché purtroppo non avevo una cosa del genere nella borsa. Dopo quattro ore di sonno siamo ripartiti. Si percorre la bellissima pista ciclabile attraverso l’Inn, al ponte Kajetan fino a Martina e poi a Nauders e al lago di Resia.

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Una rapida discesa a Prato dello Stelvio e siamo già alla prima salita seria: Il passo dello Stelvio. Nel peggior caldo di mezzogiorno. Quindi non facciamo i 48 tornanti a tempo di record, ma le viste spettacolari ci distraggono e dopo circa quattro ore siamo in cima. Poco prima che Michael ci sorprende per il servizio fotografico. Vogliamo passare Bormio e cercare un posto per dormire da qualche parte verso il lago di Como. Il progetto originario aveva previsto di raggiungere il lago o anche Como, ma come detto siamo in ritardo. A Tirano troviamo alloggio presso l’Hotel Corona. Decidiamo di fare uno spuntino nel bar vicino. E che sorpresa: davanti ci sono due bici cariche – Frank e Malte con Coca e Foccaccia. Con allegra chiacchierata finiamo la serata. La mattina la sorpresa: non possiamo uscire dall‘ albergo. L’ascensore e la porta di uscita non funzionano. Scendiamo dalla finestra, meno male in pianterreno. Il prossimo shock: il cancello del garage chiusa. Per fortuna si è solamente appoggiata.

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La continuazione del viaggio nel buio è alquanto mistica. Si percorre la pista ciclabile della Valtellina. Tutti i tipi di animaletti ci attraversano la strada. Spavento – su entrambi i lati. Qualche volta nel buio un rumore strano. Un ciclista e un altro…..colore della pelle scura e senza luce. Quelli probabilmente sono „fare dodgers“ in doppio senso.

Il lago di Como si raggiunge all’alba. Il proseguimento del viaggio lungo la costa occidentale è pericoloso. La strada è relativamente stretta, non c’è nessuna striscia laterale, ma molti camion che ci passano davanti senza frenare. A mezzogiorno si raggiunge Como. Dopo una pausa al supermercato continuiamo nel caldo cocente.

Improvvisamente un gruppo di ciclisti vestiti di rosso e bianco ci supera.

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E poi un altro gruppo e ancora un altro, tutti vestiti con la stessa maglia. Sto parlando con un ciclista. Sono da Hall in Austria e sono in viaggio per St. Tropez. Lungo la strada vogliono vedere il Tour de France. Più tardi si scopre che avevo parlato con Kurt Matzler. Che sorpresa. Lui ha finito diverse volte la RAAM.

Il traffico in parte è orrendo. Sono contenta quando riprende una pista ciclabile. Troppo presto contenta. Il percorso lungo il fiume Olona lungo una vecchia linea ferroviaria è bello, ma non molto adatto alle nostre bici da corsa. E non troviamo un percorso alternativo. A Busto Arsizio mi è permesso di tornare indietro di tre chilometri perché Hermann ha bucato e ha bisogno di un coltellino che porto con me io. Acidentiiiiiii!!!

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Prima di Novara merita una visita il medievale Castello Sforzesco di Galliate.
Vercelli. Chivasso. Settimo Torinese. La strada attraversa all’infinito delle risaie. C’è molto traffico. Mi annoio. Comincio a inventare un gioco che passerà il mio tempo su tutte le strade trafficate e mi distrae dalla mia paura di passare sotto le ruote di qualsiasi camion o altro veicolo. Un veicolo pesante si sta avvicinando? Posso leggere dal suono se ha uno o anche due rimorchi? O per gli utenti della strada più piccoli….. il suono dice qualcosa sul colore? Hahahahahaaa….. Che fantasia! Oppure: se cinque auto bianche di fila mi passeranno, troveremo un hotel carino. Oppure …..

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Dopo Torino mangiamo la pizza e iniziamo con la ricerca di un ostello. Invece di Bussoleno come previsto o anche dopo il Colle delle Finestre (che pensiero arrogante!!!), abbiamo appena passato Torino, siamo all’ingresso della Val di Susa. Meno male troviamo presto un’allogio. L’Agriturismo „La Sforzata“. Una casa meravigliosa. Un vecchio „fienile“ restaurato e modernissimo. Gli albergatori ci accolgono molto amichevolmente nonostante l’ora tarda. La colazione è favolosa. Si dovrebbe venire qui con più tempo per divertirsi. Presto, alle cinque in punto, passiamo lungo la Val di Susa. Poi le cose si fanno serie. La rampa per il Colle delle Finestre ha il 16%. Ahi! Nei seguenti tornanti, infinitamente molti …, va più comodamente. Poi strada sterrata per diversi chilometri. La strada richiede piena concentrazione.

Non solo una volta la mia bici mi butta, quando le ruote hanno di nuovo penetrato un mucchio di pietre. Ma prima o poi abbiamo raggiunto il nostro Peak numero 2. Discesa e sosta per Foccaccia e Cola. Dopo questa salita sera sul Colle della Finestra non sono informata bene sul proseguimento del percorso. E sono spiacevolmente sorpresa. Nel caldo di mezzogiorno segue un’altra salita seria, quella a Sestriere. Poi discesa a Cesana Torinese e di nuovo salita. Da lontano posso già vedere la strada che si snoda lungo il pendio e si possono vedere delle gallerie. La salita è sorprendentemente piacevole, visto che c’è un tunnel per i ciclisti. Presto è raggiunto Mongenèvre. Stop in una boulangerie. Partenza per Briancon. continuiamo su una strada trafficata verso Embrun. Fortunatamente c’è una striscia laterale relativamente larga. In lontananza si sta preparando un temporale. Il percorso ci conduce su una pista ciclabile. Il nome „les balcons de la durance“ promette di nuovo qualche altimetro. Ho paura dei fulmini – questo non è niente di nuovo. Raggiungiamo Embrun e troviamo ancora un supermercato aperto. Ora è tempo di cercare di nuovo un albergo. Ma niente! In giro moltissime persone, auto di stazioni televisive ci fanno indovinare. Il Tour de France ci ha raggiunto. Nel pomeriggio il gruppo ciclisti era arrivato a Gap. Embrun dovrebbe essere passato il giorno dopo dal tour. L’inchiesta in alcuni hotel lascia che il nostro sospetto diventi la certezza. Dobbiamo andare avanti senza aver trovato nulla. Incontriamo Rinaldo Toson, il cui compagno di squadra aveva „gettato la spugna“.

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Pedaliamo insieme verso il tramonto. Sto cercando la possibilita‘ di accamparci per la notte. Non abbiamo nemmeno l’attrezzatura minima. Può essere “divertente”. Sono molto stanca. Nelle ultime notti avevamo avuto poco sonno. Ai margini della strada si offrono i campi di paglia, probabilmente poco piacevole sdraiarsi lí. Parchi sotto i riflettori luminosi passano, anch’essi non molto invitanti. Niente per miglia e miglia. Lì! Un piccolo parco vicino a una chiesa, cespugli, un piccolo prato. Hermann, che ne dici? Dispieghiamo le nostre coperte di emergenza e ci avvolgiamo nel loro foglio di alluminio scricchiolante. Mi fa venire i brividi a volte, perché una sgradevole brezza fresca soffia sempre di nuovo mediante la mia copertura in alluminio. Due ore e poi continuiamo. Presto dovremo decidere: o seguire la valle della Durance, 30 km in più, ma meno metri di dislivello o girare a destra e continuare attraverso il Parco Nazionale del Luberon. Noi decidiamo per quest’ultimo. Nessuna macchina in lungo e in largo. Il paesaggio nel buio non può che essere sognato. Sogni? La stanchezza mi raggiunge. Un muretto deve servire da letto. Nell’oscurità rumori strani. Qualcosa passa inosservato. Andiamo avanti. Le fragranze ci circondano. Che cos’è quello? Al crepuscolo riesco a vederlo:

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Campi di lavanda. Oh sì, siamo nella Provence. Una prossima salita. Ho di nuovo tanto sonno. Improvvisamente ho la sensazione di sognare qualcosa. Un attacco di microsonno? Raggiungiamo la collina del Col de l’Homme Mort. Se non riesco a chiudere gli occhi per alcuni momenti prima della discesa, allora il passo dovrà essere ribattezzato Col de la Femme Mort ….

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Lungo la strada vediamo improvvisamente un’alta montagna bianca davanti ai nostri occhi. Wouw! Il Mont Ventoux. Il „gigante della Provenza“ ha una grande importanza nel ciclismo e appartiene con il Col du Galibier, il Col du Tourmalet e la salita a L’Alpe d’Huez alle „montagne sante“ del Tour de France.  Per fortuna non dobbiamo salire, ma un po‘ „purtroppo“.

A Sault succede quello che mi stavo aspettando giá da lungo: Hermann ed io ci perdiamo l’un l’altro. A volte questo accade a pochi metri dalla porta di casa nostra … Fortunatamente c’è il cellulare. Purtroppo Hermann deve tornare indietro di qualche chilometro per la colazione con Gabi.

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Passiamo Avignon con il suo meraviglioso scenario. Il resto della giornata pedaliamo da pozzo a pozzo e ci attende l’episodio „mare“ – vedi sopra. Dopo l’avventuroso viaggio in mare e la successiva odissea sulla pista ciclabile. Hermann ha organizzato un hotel a Sète sull’Etang Thau. „Solo” altri 40 km ci separano dal nostro letto. Fino alle 22 dovremmo essere lì. Al tramonto la pista ciclabile è popolata da centinaia di persone che tornano dalla spiaggia. Superarli – che difficoltà. La bassa velocitá significa anche diventare vittima di milioni di milioni di zanzare affamate. Mi preocupo. Non ce la faremo mai in tempo. E di nuovo una notte fuori … Noooooo!!!! Quando Hermann mi aspetta una volta, ci imbattiamo in un litigio per l’unica volta nel lungo viaggio. Mi lamento che non dovrebbe aspettare ma andare in albergo, io sarei capace di trovare la mia strada da sola con il mio GPS. Il mio compagno di squadra se ne va arrabbiato. Quando arrivo a Sète, vagabondo per le strade per molto tempo. Con Google Maps probabilmente sono in guerra. Solo quando mi chiedo con le mani e i piedi con i passanti, arrivo all’indirizzo giusto. La donna alla reception era stata così gentile da aspettarci per quasi un’ora.

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Partiamo di nuovo a mattina presto. I piedi dei Pirenei catalani giacciono davanti a noi. Lungo il fiume La Têt segue l’ultima lunga salita prima di Andorra. Una spettacolare linea ferroviaria attraversa la valle, chiamata scherzosamente „metro delle Pyrenee“. Passando monasteri, sdraiati in alto sui pendii di montagna, e villaggi pittoreschi. Sono così distratta che non mi accorgo nemmeno che stiamo pedalando in direzione di un muro di nuvole nere. E già comincia a piovere. Io con la mia scarsa attrezzatura …, un freddo vento pungente comincia a raffreddarci velocemente. Comincio a preoccuparmi, a parte del freddo anche per il fatto che siamo già molto in ritardo per un alloggio. Hermann ha scoperto nel frattempo che sarebbe piovuto tutto il giorno seguente. La nostra ascesa ad Arcalis sotto la pioggia? Come sarà la temperatura a oltre 2000 metri sul livello del mare? Sarà un DNF per noi?

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A La Seu d’Urgell non lontano al confine meno male troviamo alloggio in Hotel Nice che ha la reception 24h. Di notte pioveva, ma la mattina presto alla nostra partenza non è poi così male. Presto attraversiamo il confine con Andorra. In Andorra la Vella alle 6 del mattino si scatena l’inferno. Tutti i giovani della zona sembrano ancora in piedi. Non troviamo il traccio giusto. Davanti al portale del tunnel un cartello di divieto per le bici. Reagiamo ora con sensibilità ai segnali di divieto. Vedi sopra! Quindi torniamo indietro e proseguiamo verso l’altra gallieria. Anche qui un segno di divieto. Siamo perplessi. Cosa fare? La pista ciclabile si ferma qui…..questo significa che i ciclisti potranno continuare qui, vero? Ci tuffiamo nel tunnel. E‘ lungo almeno tre chilometri. La coscienza nera c’é, ma meno male nessuna macchina in lungo e in largo. Sulla strada per Ordino il cielo diventa sempre più scuro. E le prime gocce cadono. In lontananza rumore di tuoni …   come so sviluppa la nostra storia – hai giá letto all‘ inizio …

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Dopo l’avventura del maltempo degli Arcalis, il tempo è migliorato sempre di più quando abbiamo guidato più a sud. E quando il sole esce, fa più caldo che mai. Dietro di noi le nuvole ammucchiate e davanti a noi il cielo blu. Paesaggio bellissimo e con un traffico relativamente scarso, la strada costeggiava la diga di Oliana. Il bivio verso Solsona ci porta una pendenza difficile. Abbiamo l’intenzione di fare una pausa nel villaggio. Esattamente con l’arrivo al villaggio si era formato un fronte di nuvole alle nostre spalle ed era iniziato un forte temporale.

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Ma il temporale meno male è finito presto e possiamo continuare a Manresa. Lì inizia l’ultima fase e questo è stato raccomandato in modo vincolante dall’organizzatore. Ma in continui saliscendi la penultima parte del percorso è ancora piuttosto lunga. Al tramonto raggiungiamo i piedi dei monti Monserrat. Ci si offre uno spettacolo meraviglioso. E pieno di sensazioni forti di avere solo 88 chilometri per andare a Barcelona, al momento non ci rende niente di insonne per guidare fino a notte fonda. La vista sulle enormi rocce è troppo bella. Ma verso mezzanotte seguono i primi segni di stanchezza durante la discesa verso il Monistrol de Monserrat. E l’ascesa successiva non sembra voler finire. Ciò che mi preoccupa di più è la prossima discesa. Non appena le gambe non pedalano più, il pericolo di un microsonno è grande. A Terrassa, ai piedi della montagna, facciamo una breve pausa. Non appena Hermann si è sdraiato, io stavo ancora „nidificando“, quando due ciclisti arrivano lungo la strada.

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È Philipp con un amico ciclista che vive a Barcellona. Ci uniamo a loro, felici che qualcuno ci conduca attraverso le grandi strade della città. Guidare attraverso le innumerevoli rotatorie e semafori non siamo abituati. Velocemente terminiamo l’ultima montagna, il simbolo di Barcellona, il Tibidabo. Una vista splendida sulla città notturna e ricompensa per tutte le nostre privazioni durante gli ultimi sette giorni. Un tiro di sasso al traguardo sotto l’Arco di Trionfo. Michael W. dell’Adventure Bike Racing ci aspetta con una birra fresca e per la foto. Un evento super bello è già finito. Grazie Michael!
Grazie al mio marito Hermann che possiamo vivere insieme queste l’avventure.

Grazie anche a tutti i ciclisti che hanno viaggiato con noi. E‘ stato come sempre bello incontrare nuovi amici che hanno la stessa passione. Una chiacchierata qua e là (a volte con l’aiuto di mani e piedi – che è difficile con i mani al manubrio …..) mi ha mostrato ancora una volta che è giunto il momento di imparare meglio l’inglese…. questo è probabilmente per me l’ostacolo più grande come 2000 chilometri in bici ….